TRAME DI STORIA
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Il lino è una fibra vegetale cellulosica1, la più antica che viene usata dall’ uomo;
è estratta dallo stelo del Linum Usatissum mediante macerazione dei fasci fibrosi contenuti nel libro2; si estrae dallo stelo della pianta, che può arrivare ad un’ altezza massima di 100cm.
Il lino era conosciuto ed apprezzato nell’antico Egitto ( se ne conservano dei bellissimi e preziosi reperti nel Museo Egizio di Torino e in quello del Cairo );
veniva coltivato anche da Babilonesi e Fenici, che furono fra i responsabili della sua diffusione fra Greci e Romani, in alternativa alla lana; nel Medioevo trovò il suo principale centro di produzione nelle Fiandre, grazie al clima umido di quelle zone, che ne favorisce lo sviluppo.
Fino all’inizio del XIX secolo il lino stata la fibra vegetale più usata dai ceti medio alti ( mentre per i più poveri si ricorreva alla canapa, fibra più facile da coltivare e molto grezza sia nell’aspetto che al tatto);
in seguito fu soppiantato dal cotone, diventato più popolare grazie all’introduzione di telai perfezionati, in grado di tessere la fibra pura in grande quantità;
è rimasta comunque una fibra molto apprezzata fino ai giorni nostri ed ha ancora un costo relativamente alto.
Ha un ciclo di coltivazione piuttosto breve, si semina a marzo e si raccoglie ad agosto-settembre;
si divide in lino da fibra e da semi:
il primo predilige climi freschi, umidi, senza grandi escursioni termiche e arriva a un metro d’altezza;
per il secondo invece sono più indicati climi caldi e raggiunge altezze più modeste;
ha fiori bellissimi di colore bianco-azzurro e di brevissima durata.
Dopo la raccolta ( che oggi viene fatta con speciali mietitrebbie, ma in origine si falciava a mano ), la pianta viene messa a seccare; successivamente si fa macerare in acqua per la raccolta delle fibre;
se si vogliono ricavare i semi invece si passa alla battitura;
dopo la macerazione si passa alla gramolatura: è una fase di lavorazione in cui si usano macchinari che separano la fibra dalla parte legnosa e dividono le fibre lunghe da quelle corte.
Nella fase successiva alla gramolatura la fibra vegetale del lino passa alla strigliatura, in cui si pulisce più a fondo la fibra, dopodiché si passa alla pettinatura, che allinea le fibre, in modo da poter procedere alla filatura.
Le fibre lunghe, dette lungo tiglio, sono più pregiate e destinate alla produzione di abbigliamento e teleria; quelle corte, chiamate stoppa di lino, invece si usano per la produzione corde e stoppa.
Dalla lavorazione dei semi si ottiene la farina, usata in cucina e l’ olio, che trova largo impiego nella preparazione di vernici e nel trattamento del legno; da un processo di estrazione chimico infine si ottiene una fibra chiamata ramiè.
La filatura si fa attraverso la torcitura delle fibre lunghe, sistemate in matasse che possono essere bollite, a seconda dell’uso a cui vengono destinate, per ammorbidire la fibra.
Dal lino si ottengono filati molto sottili oppure grezzi, in base dal tipo di tessuto che si vuole produrre.
Oggi il lino si tinge senza nessun problema, grazie a mordenzanti3 chimici molto potenti, che ne aprono le fibre e fanno in modo che il pigmento, anch’esso di origine chimica, penetri a fondo e ne risultino colori solidi, intensi e duraturi;
nell’antichità (e nella tintura naturale), il lino presentava vari problemi per la difficoltà di far penetrare il colore nelle fibre, per questo si usava più spesso al naturale; il colore d’origine varia dal color écru al bianco sporco e nel medioevo si usava principalmente per indumenti intimi.
Il lino si tingeva comunque con grande sforzo, ma il procedimento per raggiungere colori solidi e duraturi era molto lungo e richiedeva parecchia maestria da parte del tintore, per questo poteva permetterselo solo chi apparteneva alle classi sociali agiate e danarose.
Consiste nella parte finale del ciclo del lino ed a seconda dello spessore del filato si possono ottenere mussole4 molto sottili, pregiate e fresche, adatte al confezionamento di capi d’abbigliamento e tendaggi leggeri, oppure tele molto spesse, resistenti e pesanti, adatte a capi d’abbigliamento strutturati, tendaggi pesanti e teleria in generale.
Oltre ad essere un materiale di lunghissima durata si presta ad essere trasformato in carta, grazie alla grande quantità di cellulosa (circa il 70% ) che si trova nella fibra.
Glossario:
1)Che contiene una grande quantità di cellulosa.
2)Parte immediatamente sottostante a quella più esterna della pianta.
3)Prodotti chimici o naturali, che si sciolgono nell’acqua vin cui si fa bollire la fibra nella fase di preparazione alla tintura.
4)Tessuto molto leggero e sottile, semitrasparente.